
Il mio oroscopo di questa settimana – naturalmente è quello di Brezsny – dice così:
“Sono un seme che sta per scoppiare”, scriveva Sylvia Plath nella sua opera Tre donne. È così che ti vedo in questo momento, Bilancia. Sei piena dell’energia che pulsa all’interno di un seme quando è pronto a germogliare. Ti sei preso il tempo necessario, hai raccolto il nutrimento che ti serviva, hai aspettato le condizioni giuste. E quel momento estatico e pieno di speranza sta per arrivare. Forza!
Faccio parte dell’umanità che legge Internazionale sul tram. Sono anche stata abbonata qualche anno fa, è stato il regalo di compleanno più azzeccato dopo tanto tempo – quest’anno mi hanno regalato un abbonamento a Linus, il mensile della mia adolescenza. L’anno prossimo vorrei iscrivermi a Wired. Se un giorno sarò ricca, tra le prime cose che comprerò ci saranno gli abbonamenti a queste tre testate, più una bicicletta (con le marce oppure con il freno a pedale), una vaporiera in ceramica, un’automobile elettrica e uno stock di pantaloni di lino. Rileggendo questa lista mi dico che sono davvero una lettrice di Internazionale. Lo sono così tanto che ricordo un articolo di tanti anni fa in cui si usava la prosa frizzantina e arguta tipica del settimanale per descrivere una cittadina macrobiotica tedesca. Si parlava di bambini vestiti solo di cotone biologico con genitori giovani e snelli che si occupavano a vario titolo di cultura (grafici, giornalisti, fotografi): tutti vestivano casual e colorato, tutti giravano in bicicletta, nessuno aveva la televisione ma tutti possedevano un Mac. L’articolo denunciava la distopia che si era venuta a creare nella cittadina, ravvisabile soprattutto nella predominanza di abitanti bianchi e tedeschi direttamente conseguente all’alto reddito necessario a vivere nel paese delle meraviglie biologiche. I commercianti erano i più discriminati, perché dovevano (naturalmente) certificare al minimo dettaglio la provenienza delle loro merci e il loro essere rispettose dell’ambiente. Un signore turco che viveva in Germania da decenni era stato costretto a chiudere la sua bottega per queste ragioni. Read More